Venerdì 12 dicembre, alle 17:30, la Biblioteca Civica di Acqui Terme ospiterà la presentazione del nuovo lavoro di Maurizio Molan, Iacopo da Cessole. Il saio e la scacchiera, un saggio che unisce storia, spiritualità medievale e cultura del gioco degli scacchi.
Il protagonista del volume è Iacopo da Cessole, frate domenicano vissuto tra XIII e XIV secolo, originario della Langa astigiana e autore di un testo che, nel Medioevo, raggiunse una popolarità straordinaria: il Libellus de moribus hominum et officiis nobilium ac popularium super ludo scaccorum.
Scritto in latino e presto tradotto nelle principali lingue volgari europee, il Libellus fu un autentico best seller del suo tempo: dopo la Bibbia, risultò essere uno dei testi più letti del tardo Medioevo e fu tra i primi a essere stampato con i caratteri mobili della nascente editoria europea. Un'opera che, pur caduta poi nell'oblio, rimane ancora oggi fondamentale per chi desideri approfondire le origini e il significato culturale del gioco degli scacchi.
Molan ripercorre il modo in cui Iacopo utilizza la scacchiera come cornice simbolica per rappresentare la società medievale e i rapporti tra le diverse classi sociali. I pezzi degli scacchi — nobili e popolari — diventano così allegorie di ruoli, funzioni e responsabilità all'interno di un sistema gerarchico fortemente segnato dalla religiosità del tempo.
Al vertice spirituale della società vi sono gli oratores, "coloro che pregano": frati e chierici che, nella visione del Medioevo cristiano, sostengono l'equilibrio morale della comunità. Tra questi gli stessi Domenicani a cui Iacopo appartiene, protagonisti, insieme ai Francescani, della lotta alle eresie e della complessa storia dell'Inquisizione.
Il volume ricostruisce anche l'affascinante percorso del gioco degli scacchi: dalle remote origini orientali alla diffusione in Europa attorno all'anno Mille, fino al suo problematico rapporto con la Chiesa cattolica. Per secoli, infatti, gli scacchi furono equiparati al gioco d'azzardo e proibiti in diverse epoche, dall'XI al XVI secolo, in un alternarsi di condanne e accettazioni che testimoniano il potere simbolico e sociale di questo gioco.
Nonostante le poche informazioni storiche disponibili, Maurizio Molan riesce a delineare un convincente profilo umano e spirituale di Iacopo da Cessole, offrendo al lettore un affresco vivido del Basso Medioevo. Un'epoca spesso considerata — erroneamente — come buia, caotica e segnata dalla superstizione: Molan ne restituisce invece un'immagine dinamica, ricca di fermenti culturali, capace di porre le basi dell'Umanesimo attraverso la valorizzazione della dignità dell'uomo e della libertà di pensiero.