La città

“ARTE ET MARTE”

Lo Stemma Comunale, già adottato tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV dal Comune di Acqui, consiste in uno scudo diviso in due campi, quello superiore (che vuole ricordare, come sostenuto dagli storici acquesi tra i quali il Biorci, la partecipazione di Acqui alle Crociate) in argento con croce patente rossa, quello inferiore in oro con aquila nera che tiene tra gli artigli una lepre di colore naturale, il tutto sormontato da corona comitale. Abbracciano lo scudo foglie di alloro e di grano con nastro azzurro recante il motto: Arte et Marte. L’interpretazione più accreditata del motto è “con l’ingegno e con la forza [il Comune è difeso]”.


“ORIGINE DEL NOME DEL COMUNE”

Il nome attuale deriva da quello latino Aquae Statiellae che i Romani attribuirono alla città da loro fondata, nel territorio già dei Liguri Statielli, attorno alle sorgenti termali, nel II secolo a.C. Dalla tarda antichità compare come Aquis che in volgare sarà poi Acqui. Con decreto del Presidente della Repubblica del 16 marzo 1956 viene aggiunta la denominazione Terme. In dialetto locale la città è conosciuta come Aich’, Oich in Piemontese.


“I LIGURI STATIELLI”

Le prime tracce di frequentazione umana sul territorio acquese risalgono al periodo neolitico. In età protostorica sul nostro territorio sono insediati i Liguri Statielli. Del loro centro, Carystum, non sappiamo nulla se non che fu assediato e distrutto dai Romani del console Marco Popilio Lenate nel 173 a.C. La conquista fu seguita dalla progressiva romanizzazione del territorio e dei suoi abitanti e dalla nascita di una nuova città, Aquae Statiellae, attorno alle fonti termali.


“L’EPOCA ROMANA”

Dopo il 109 a.C., con la costruzione della via Aemilia Scauri, Acqui Terme conosce una fioritura economica e sociale che si protrarrà almeno fino al II sec. d.C. La ricerca archeologica ha restituito l’immagine di una città monumentale, con impianti termali, il teatro, l’anfiteatro, empori commerciali e l’acquedotto, animata da una fervida attività commerciale, artigianale ed industriale. Tale quadro è confermato dagli storici latini che citano Acqui e le sue terme (Plinio le annovera tra le migliori dell’impero).


“IL DOMINIO LONGOBARDO”

La generale crisi del IV secolo interessa anche Acqui: la città, pur ridimensionata, sopravvive a momenti difficili anche grazie alla presenza di vescovi autorevoli. Alla fine del VI secolo, Acqui come altre città dell’attuale Piemonte, viene conquistata dai Longobardi entrando probabilmente a far parte del ducato di Asti. Anche in questo periodo, secondo la testimonianza dello storico Paolo Diacono, le terme sono ancora in attività.


“LA MARCA ALERAMICA”

Nell’impero dei Franchi, Acqui diviene sede di un comitato che poi, nel X secolo, unitamente al comitato di Vado-Savona, costituirà la marca affidata ad Aleramo. Importante è pure il ruolo esercitato dalla Chiesa, non solo a livello spirituale ma anche politico ed economico: nel 978 l’imperatore Ottone II affida al vescovo il governo della città e dell’immediato circondario che viene a costituire un’enclave all’interno della marca aleramica. Negli stessi anni, sempre per iniziativa vescovile, si inizia la costruzione della Cattedrale, intitolata all’Assunta; la consacrerà nel 1067 il vescovo Guido (salda guida morale e civile di Acqui nell’XI secolo, onorato come Santo e patrono della città). Sempre ad iniziativa episcopale si deve la prima cinta muraria che abbraccia la parte alta della città lasciando fuori la fonte di acqua bollente e l’abbazia benedettina di San Pietro.


“I COMUNI”

Nel corso del XII secolo si sviluppano istituzioni comunali (la prima attestazione certa è del 1135). Il Comune non ebbe vita facile, contrastato in città dalla rivalità con il potere politico vescovile e, esternamente, dagli interessi delle famiglie signorili (marchesi di Ponzone, del Bosco, del Carretto e di Monferrato) e dei comuni maggiori (Alba, Asti, Genova, Savona). La fondazione di Alessandria (1168) determinò la crisi di entrambe le istituzioni acquesi: il Comune rimase soffocato dalla prepotenza della giovane vicina e la diocesi rischiò addirittura di essere assorbita dalla nuova sede alessandrina. Le vicende belliche del Piemonte nel XIII secolo non risolsero le difficoltà della città che, nel 1278, volle garantirsi una maggiore stabilità aderendo al marchesato di Monferrato nell’ambito del quale mantenne tuttavia una certa capacità di autogoverno.


“RINASCIMENTO”

Del Monferrato, Acqui seguì le vicende, passando ai Paleologo(successori degli Aleramici) nel 1305. Il Trecento, fra guerre e peste, fu un secolo inquieto, tuttavia l’espansionismo dei Visconti non tolse Acqui al Monferrato. Una più favorevole congiuntura si ebbe nel Quattrocento: la maggiore solidità dello stato monferrino (riflesso nella riedificazione del castello e nell’ampliamento delle mura) e lo sviluppo del porto di Savona permisero il rifiorire del commercio: ne derivò una prosperità testimoniata dall’aspetto architettonico degli edifici civili e religiosi che, tuttora, presentano caratteri quattrocenteschi. Anche le terme, la cui attività comunque non si interruppe mai, furono coinvolte nella generale ripresa: nel 1435 venne a passare le acque Nicolò d’Este e frequenti erano i soggiorni dei Paleologo.


“PRE RISORGIMENTO”

Nel 1708 Acqui, con tutto il Monferrato, viene assegnata ai Savoia entrando a far parte di uno stato moderno retto da un dispotismo illuminato. Furono promosse importanti opere pubbliche come la deviazione del rio Medrio fuori città e le terme militari. L’istituzione del ghetto raduna, al centro della città, la numerosa ed antica comunità ebraica. A fine Settecento il messaggio rivoluzionario, e con esso l’Armeé, giunge anche ad Acqui: Napoleone Bonaparte sosta qui nel 1796. Al governo imperiale si deve soprattutto la realizzazione della strada Savona-Acqui-Alessandria.


“STATO SABAUDO”

Nell’Ottocento la popolazione conosce un deciso incremento che comporta l’abbattimento delle mura e lo sviluppo urbanistico. Con la costruzione del ponte La prima linea ferroviaria collega Alessandria ad Acqui nel 1858; seguiranno poi quelle per Savona (1870), Asti e Genova (1893). In questi anni viene abbattuto il ghetto dando un nuovo assetto alla piazza della Bollente. Carlo Alberto, viene tracciato un collegamento diretto con l’Oltrebormida e le sue sorgenti termali.


“ETÀ MODERNA”

La fine del secolo è forse il periodo più fulgido del termalismo acquese che durerà fino alla seconda guerra mondiale. Nuovi teatri ed il casinò animano la vita sociale; ad Acqui sorgono le Nuove Terme. Negli anni ’30 si assiste ad un potenziamento delle strutture termali favorite dall’iniziativa statale: viene anche costruita quella che, per lungo tempo, resterà la più vasta piscina d’Europa. Nel frattempo sorgono anche alcune attività industriali, come la vetreria Bordoni MIVA (la cui attività cessò nel 2000) ed altre minori nel settore manifatturiero ed enologico. Nel dopoguerra sia le terme che le industrie locali hanno segnato una forte battuta d’arresto. Un’inversione di tendenza, nell’ambito termale, si registra da alcuni anni, accompagnata da diversi interventi di recupero del centro storico.